Powered by Blogger.

Pastorale americana - Philip Roth

by - 11:15


Ma che cos'ha la loro vita che non va? Cosa diavolo c'è di meno riprovevole della vita dei Levov?


Quando si parla di letteratura americana contemporanea il pensiero inevitabilmente corre a lui: Philip Roth. Classe 1933, considerato da molti il più grande scrittore americano vivente, favorito di tutti i bookmakers ogni anno per l'assegnazione del Premio Nobel, e ritiratosi definitivamente dalle scene letterarie nel 2012. La vita e l'opera di Philip Roth sono talmente gravide da poter essere esse stesse spunto per materia romanzesca (e difatti, smaccante è alle volte l'autobiografismo della sua narrativa).

Pastorale americana, libro vincitore nel 1997 del Premio Pulitzer, è forse uno dei maggiori apici dello scrittore ebreo del New Jersey, e forma una trilogia ideale con i suoi lavori immediatamente successivi: Ho sposato un comunista e La macchia umana (pubblicati tutti in Italia da Einaudi). Al centro di tutti e tre vi è difatti il senso di una indelebile americanità, ma è il romanzo di cui parliamo oggi a rappresentarne maggiormente tutta la sua umana epicità.

Gas - Edward Hopper
In esso, dunque, troviamo come suo immediato protagonista un personaggio molto ricorrente nella narrativa di Roth, quello di Nathan Zuckerman, suo conclamato alterego. Nathan è uno scrittore di mezza età dalla vita un po' grigia, ossessionato da una figura leggendaria della sua giovinezza trascorsa a Newark, in New Jersey: quella di Seymour Levov, «Lo Svedese». Biondissimo e atletico, star di tutti gli sport, ex marines, imprenditore di successo e marito di Dawn Dwyer, ex Miss New Jersey, Lo Svedese incarna pienamente agli occhi di tutti quelli che lo incontrano il più puro American Dream del dopoguerra. Eppure, non tutto è oro ciò che luccica, come i capelli dello Svedese, e Zuckerman scoprirà soltanto dopo la morte dell'eroe la sua triste parabola: l'azienda di famiglia sempre più demoralizzata e a poco a poco andata in pezzi, il matrimonio con Miss New Jersey sgretolato, ma soprattutto, una figlia, la dolce Merry Levov, scomparsa, probabilmente morta, dopo aver ucciso quattro persone in una serie di attentati messi in atto per protestare contro la guerra in Vietnam.
Come è possibile un tale parossismo di disgrazie per un uomo che non solo sembrava destinato ad avere tutto, ma soprattutto sembrava meritare tutto? È quello che si chiede Zuckerman, è quello che si chiede il lettore lungo tutto il testo, è quello che si chiede Lo Svedese stesso  per gran parte della propria vita. Per rispondere a questa domanda allo Zuckerman fa ciò che il suo mestiere di scrittore gli ha insegnato: immagina, ricostruisce la vita di Seymour Levov. 

Abbiamo pertanto un racconto dentro il racconto, una narrazione a cornice che si dipana su tre grandi sezioni (Paradiso ricordato, Caduta, Paradiso perduto, in una sorta di ringkomposition imperfetto), in cui a mano a mano che la storia procede, la scrittura cambia la propria forma: nella sezione iniziale e finale essa scorre lentamente (anche troppo, alle volte), indugiando su dettagli e atmosfere dell'american way of life; ma è in Caduta che la penna di Roth produce il suo meglio, riducendo notevolmente le pause sintattiche, abbandonandosi al flusso dei pensieri e dei dialoghi disperato dello Svedese, nell'urgenza di immaginare e raccontare, spingendo il lettore alla ricerca di un acme drammatico, che , inevitabile, giungerà alla fine della sezione, durante la terribile, quanto rivelatrice telefonata che Seymour ha con il fratello Jerry:


- Ma tu non hai mai dovuto scegliere. Mai. Perché lui ha lasciato correre. Tutti hanno sempre lasciato correre, con te. Ed è per questo che fino ad oggi, nessuno sa chi sei. Nessuno ti aveva ancora scoperto. Ecco il punto, Seymour. Scoperto. Ecco perché tua figlia ha deciso di smascherarti. Tu non sei mai schietto a proposito di niente, e per questo lei ti odiava. Tu ti nascondi. Non scegli mai. [...] Volevi Miss America? Beh, l'hai avuta, altroché: è tua figlia! Volevi essere un vero campione americano, un vero marine americano, un vero magnate americano con una bella pupattola cristiana appesa al braccio? Volevi appartenere come tutti gli altri agli Stati Uniti d'America? Beh, ora gli appartieni, ragazzone, grazie a tua figlia. Ce l'hai nel culo, adesso, la realtà di questo paese. Con l'aiuto di tua figlia sei nella merda fin dove è possibile sprofondarci, vera merda, fantastica merda americana. L'America pazza furiosa! In preda a furore omicida!




Lunga è la schiera di Levov che "fanno le cose giuste", e accanto ad essa si profila la schiera di Levov che invece non stanno al gioco: Jerry, ma soprattutto Merry. Merry che tradisce innanzitutto il destino di felicità insito nel proprio nome, e poi tradisce tutto quello che la famiglia Levov ha pazientemente costruito per lei, tutto quello che un'intera nazione ha costruito per lei: la sua lucente vita da Baby Boomer, che tutto può avere ai propri piedi, futuro motore di un'economia e una democrazia dalle prospettive lucenti. E invece no, Merry decide di diventare una Angry Young Woman, di trasformare l'impotenza della parola non detta, a causa della sua congenita balbuzie, nella potenza del silenzio che segue alla detonazione con la quale ucciderà la sua prima vittima proprio nella calda culla di Newark.
È una lunga allegoria quella che costruisce Roth, politica certamente, ma anche esistenziale, smaccatamente umana e universale. Non ci sono equazioni semplici che spieghino la vita e i rapporti umani, né soluzioni immediate. E al lettore resta l'amara consapevolezza della fine di una parabola che sembra chiudersi con un punto interrogativo, ma che a ben vedere è apertamente eloquente. La pastorale americana, la narrazione idilliaca delle nostre esistenze di bianchi, occidentali e privilegiati, è finita.

Tre generazioni innamorate dell'America. Tre generazioni che volevano integrarsi con la gente che vi avevano trovato. E ora, con la quarta, tutto era finito in niente. La completa vandalizzazione del mondo.

You May Also Like

9 commenti

  1. Romanzo CRUCIALE nell'esistenza di ogni lettore.
    Una bomba, il Roth più Roth che ci sia.
    Davvero bello il tuo post.
    Sono molto curiosa di vedere il film di Ewan McGregor: ho letto che la critica americana lo ha stroncato e temo molto per la resa di un'opera così d'impatto. Torneremo a parlarne ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nooooo! :( Agogno di vedere il film, e ho fiducia in Ewan McGregor, non deve deludermi! Purtroppo mi sa che si ripropone lo stesso discorso di cui discutevamo nel post precedente: non è semplice per un regista trovare una propria voce all'interno di un romanzo che vale così tanto.

      Elimina
  2. Quello che è meraviglioso, per me, è COME si rende il fallimento, attraverso lo stile superbo che contraddistingue Roth.
    Non ho letto moltissimo dell'autore, per il momento il mio preferito rimane Lo scrittore fantasma.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai pienamente ragione! Non per nulla, come dicevo, la parte migliore di tutto il libro è senza dubbio "Caduta".
      Io a parte Lamento di Portnoy, La macchia umana e appunto Pastorale americana non vanto altri Roth all'attivo, ma devo dire che Lo scrittore fantasma mi attira non poco (ho visto anche l'omonimo film, The ghost writer, qualche anno fa, ma va beh, penso che non faccia testo in rapporto al libro).

      Elimina
  3. Grazie per la tua recensione Roberta, è da tanto che adocchio questo libro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io lo tenevo sempre lì sul comodino, mai del tutto convinta. Una volta ci provai, molti anni fa, ma l'inizio non certo coinvolgente mi fece desistere. Però ero anche una lettrice molto meno matura ai tempi. Alla fine mi sono convinta definitivamente in vista del film omonimo di Ewan McGregor che uscirà ad ottobre.
      Non fartelo sfuggire, per me è stata una sofferta ma incredibile rivelazione.

      Elimina
  4. Sono andata a rileggere questo tuo post dopo il mancato Nobel a Roth anche quest'anno. E vi trovo conferma di ciò che penso, anche se non ho ancora letto Pastorale americana. Un gigante della scrittura. Mi piacciono i passaggi in cui descrivi la tua percezione di come questa scrittura abbia un andamento cangiante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ogni anno, il non-conferimento a Roth del Nobel è stata davvero un'occasione mancata (per quanto io faccia tuttora parte del cosiddetto partito "pro Dylan). E come ogni anno trasformo la delusione nell'opportunità di leggere un altro suo romanzo! Ho appena ordinato Nemesi, il suo ultimo libro prima di abbandonare ufficialmente la scrittura nel 2012, dicono sia superbo.
      Spero di parlarne presto.

      Elimina