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Il richiamo del corno - Sarban

by - 08:53

Quando parliamo di genere distopico certamente ci vengono in mente grandi nomi: Orwell, Bradbury, Huxley, and all (direbbe Holden).
Eppure esiste una vera e propria galassia sommersa di piccoli grandi autori che hanno lavorato su questo genere.
La prima, la seconda guerra mondiale e la loro fine stimolarono la vocazione letteraria delle persone più disparate, l'urgenza di raccontare ciò che succedeva e ciò che sarebbe potuto succedere coinvolgeva chiunque; nasce così il Neorealismo che racconta la realtà senza se e senza ma, e nasce così quello che è in qualche modo il suo opposo: la letteratura distopica.

E così anche John William Wall (1910-1989), nome d'arte Sarban, diplomatico inglese, ma soprattutto amante della scrittura, autore di scarso successo in vita, nel 1952 diede alla luce The sound of his horn, recentemente pubblicato da Adelphi col titolo Il richiamo del corno.



Il richiamo del corno
di Sarban

Adelphi
Traduzione: Roberto Colajanni
Collana: Fabula
Pagine: 191
Prezzo: 18 €
Data di pubblicazione: 2015

Siamo nel pieno della seconda guerra mondiale e il protagonista e narratore, Alan Querdilion, ex tenente dell'esercito britannico catturato dai nazisti, ripercorre lungo tutta la narrazione, attraverso un lungo flashback, la sua fuga dal campo di prigionia e gli eventi straordinari che l'hanno caratterizzata.
Tentando la fugaattraverso foreste sterminate difatti rimane colpito da una vera e propria barriera di raggi Bohlen. Si risveglierà in un misterioso ospedale di cui è l'unico paziente, salvo ben presto scoprire di esser stato proiettato in una realtà ancora più temibile del già terribile presente: sono passati 102 anni, i nazisti hanno vinto la guerra e dominano su un mondo ormai assogettato e diviso nettamente tra razze superiori e razze inferiori.
Ogni traccia di umanità è scomparsa, gli slavi (una delle razze inferiori) sono disumanizzati, trattati alla stregua di animali e schiavi; le donne perdono ma allo stesso tempo esaltano la loro sessualità attraverso una ferinizzazione parossistica, diventano donne-uccello, donne-gatto, ancora una volta, prede e predatori:

I bellissimi e lustri mantelli maculati che vedevamo sotto di noi aderivano perfettamente alle schiene e ai seni prosperosi di una truppa di giovani donne [...] suscitò in me qualcosa che andava ben oltre l'ammirazione: era una sorta di timore - no, un vero terrore - del potere ferino che quelle forme così apparenti e apparentemente amabili possedevano e sarebbero state in grado di scatenare da un momento all'altro.
Tutto è dominato dal Gran Maestro delle Foreste del Reich, il conte Johann von Hackelnberg, e dal terrificante suono del suo corno da caccia:


Era l'uomo più grosso che si fosse mai visto: un gigante al cui confronto il grandioso trono su cui sedeva e l'enorme piano di quercia che gli stava davanti sembravano cose di dimensione normali [...] Aveva capelli color rame, tagliati corti, e questo rendeva ancora più mostruosa la potenza del suo cranio e della sua fronte taurina.

Insomma il mondo si è ridotto ad un'unica grande battuta di caccia, in cui esistono solo prede e predatori, ma sempre umani contro umani.
E il nostro protagonista ben presto si troverà a doverne fare i conti, scoprendo anche attraverso il meraviglioso personaggio di Kit, una delle tante donne-uccello oggetto di caccia, che la Resistenza, anche dopo cento anni di incontrasto dominio tedesco, sopravvive e rimane un fioco barlume di speranza.

Amo particolarmente il genere distopico, e certamente questo romanzo vi si inserisce pienamente, sebbene in una misura lontana dai toni del realismo distopico che più apprezzo: qui emerge di più il sovrannaturale, l'elemento orrorifico e onirico. La prosa sebbene molto british, è altrettanto incalzante, tale da avvicinare il romanzo anche ai toni del thriller, e di coinvolgere certamente i lettori.
Illustrazione di Eleanor Wall per la
prima edizione di The sound of his horn
Una piacevole e curiosa lettura insomma, certamente adatta agli amanti dell'horror e delle gothic novels, molto vicina per altro per ispirazione tematica (seppur lontana sotto molti aspetti, in primis la maturità stilistica) a uno degli young adult più apprezzato degli ultimi anni: Hunger Games di Suzanne Collins. 
Molto interessante inoltre la nota bio-bibliografica finale, curata da Matteo Codignola, in grado di illuminarci su un autore tanto poco conosciuto quanto, proprio per questa ragione, affascinante.

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